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Lettera aperta di 100 studenti universitari e risposta del Ministro della Gioventù (Seconda Parte)

Dopo aver trattato la questione del debito pubblico e dei vincoli anagrafici nell’accesso alle cariche , in questa seconda parte il Ministro Meloni replica alle domande sul tema della precarietà del lavoro e sul problema degli affitti.

3.        Flessibilità senza precarietà
Richiesta dei 100 studenti
I contratti a tempo determinato (in tutte le loro diverse accezioni) stanno diventando la forma più comune di entrata delle nuove generazioni nel mondo del lavoro. La maggiore flessibilità però deve essere accompagnata da adeguate misure di protezione sociale (sul modello della cosiddetta flexicurity). All’estero, o la flexicurity esiste già (es.: Danimarca) oppure se ne discute, anche in maniera accesa (es.: Francia). In Italia viviamo invece il seguente paradosso: il lavoratore precario, oltre a godere di meno diritti di quello più stabile (es.: maternità, contributi previdenziali inferiori, etc), è totalmente scoperto contro il rischio di disoccupazione e, addirittura, percepisce solitamente un salario inferiore, pur essendo la sua prestazione soggetta a maggiori rischi. Ma le attività rischiose non dovrebbero essere quelle che assicurano ritorni più elevati?
Il paradosso è anche dovuto al fatto che le retribuzioni sono eccessivamente legate all’anzianità del lavoratore, indipendentemente da merito e capacità. Non crediamo alla mera importazione di ricette estere nel nostro Paese. Per questo guardiamo con maggiore interesse alla recente proposta di introduzione di un contratto unico che assicuri uguali condizioni di trattamento a tutti i lavoratori e garantisca i benefici dalla flessibilità sia alla domanda sia all’offerta di lavoro.

Risposta del Ministro Meloni
E’ anche il mio obiettivo. Applicare seriamente e severamente la Legge Biagi e non interpretarla secondo le esigenze di qualcuno. Non sono più tollerabili contratti e trattamenti economici, se così si possono chiamare, da sfruttamento puro. Sono dell’opinione che certi meccanismi siano figli sia della genetica avidità umana nonchè dell’ingessamento di cui il mercato del lavoro ha sofferto e soffre tuttora. Mi spiego con un esempio: oggi non c’è più la possibilità, come alcuni anni or sono, di avere il “garzone di bottega” che apprende il famoso “mestiere”. In alcuni casi elementi culturali discutibili, quali il lavoro impiegatizio preferito dai giovani (ed inculcato dalle famiglie) all’artigianato, risorsa straordinaria della nostra economia, in altri i paletti posti da alcuni aspetti della legislazione sul lavoro che praticamente obbliga un artigiano ad assumere un ragazzo che vuole imparare il lavoro come se fosse un dipendente già formato ed esperto. E’ necessario invece incentivare e far incontrare le due esigenze: quelle dell’artigiano (o commerciante) che si assume l’onere di insegnare il proprio lavoro ad un giovane, e contemporaneamente aiutare i ragazzi a comprendere che certi lavori sono, oltre che nobilissimi, anche molto remunerativi. Io credo sia necessario interpretare l’attuale periodo di crisi globale secondo l’etimologia del termine: cambiamento. L’economia stessa, satura di atteggiamenti di ipersfruttamento di risorse finanziarie, sta imponendo un “calmiere” nella mentalità: se per un po’ di tempo ci riabituiamo a consumare meglio piuttosto che consumare di più, oltre che scrollarci di dosso l’odiosa etichetta di “consumatore” in luogo di cittadino o persona, può, paradossalmente, favorire la ripresa poiché il risparmio è la base necessaria per gli investimenti. Con riferimento alla cosiddetta flexicurity mi sento di dire che, in linea di principio, anche io sono d’accordo nell’attuare politiche che prevedano sostegni validi nei confronti di chi perde il posto e la possibilità di rientrare rapidamente nel mercato del lavoro. Ma questo sistema, modellato in Danimarca, deve soddisfare alcune condizioni imprescindibili affinchè funzioni e complicate da attuare: innanzitutto richiede un notevole aumento del prelievo fiscale per garantire la copertura degli ammortizzatori sociali; quindi un patto di solidarietà tra politica, impresa e sindacati che in Italia non esiste e vedo lontano dal realizzarsi; infine un patto tra i cittadini, frutto di una fortissima coscienza di un destino comune che prevede, nel momento della perdita del lavoro, l’attivazione immediata da parte dell’interessato per trovarne un altro al più presto e “liberare” l’ammortizzatore sociale di cui si è usufruito. Vi pare facilmente realizzabile tutto ciò in Italia? Comunque proprio poche settimane fa il Governo ha varato alcuni provvedimenti importanti ed innovativi, potenziando ed estendendo gli strumenti di tutela del reddito in caso di sospensione o perdita del lavoro. Per la prima volta i contratti atipici vengono ammessi all’assegno di disoccupazione. Saranno inclusi i contratti a termine, gli interinali e – nei limiti della loro natura di lavoratori indipendenti – anche i contrattisti a progetto. E’ stato poi stabilito a favore dei co.co.pro, in via sperimentale per il triennio 2009-2011, un assegno in caso di perdita del lavoro.

4.        Affitti universitari sotto controllo
Richiesta dei 100 studenti
La qualità delle nuove generazioni dipende molto dalla loro formazione. Ciò significa investire prima di tutto sulla qualità delle università italiane, ma anche premiare maggiormente le università migliori e potenziare la possibilità di scelta dei giovani. Uno degli aspetti che caratterizzano il sistema italiano è la distribuzione capillare degli Atenei sul territorio. Affitti più accessibili consentirebbero agli studenti di spostarsi più facilmente e scegliere le università migliori anziché accontentarsi di quella sottocasa, si incentiverebbe inoltre i giovani italiani ad essere anche più autonomi, più indipendenti, più dinamici.
Attualmente, invece, gli studenti “fuori sede” sono costretti a pagare affitti molti elevati, con contratti non regolari. Secondo recenti stime dell’Agenzia per il diritto agli studi universitari, in molte città italiane più del 50 per cento degli universitari pagano l’affitto “in nero”. È un fenomeno che riguarda migliaia di giovani e produce una voragine di milioni di euro. C’è poi chi ricorre al subaffitto per far fronte agli elevati costi delle abitazioni aumentando maggiormente la situazione illegale.

Il Piano Casa, apprezzabile iniziativa, non risolverà il reale problema degli studenti perché non focalizzato su di essi ma su un più ampio gruppo di categorie. Come fare allora? La Regione Lazio ha creato il Registro degli affittuari convenzionati. E’ stato creato al suo interno un elenco di affittuari “in chiaro” per rimediare  alla piaga degli affitti senza regole. I contratti concordati durano tre anni, prorogabili per altri due. Si potrà disdire soltanto per necessità, alla prima scadenza contrattuale, e per finita locazione alla scadenza successiva. Ciò consente allo studente una tutela contro  la speculazione contro la quale  non si hanno mezzi e informazioni per difendersi adeguatamente. Grazia al registro è possibile ottenere informazioni gratis sugli appartamenti in affitto, possibilità di subentrare nel contratto ad altro studente senza complicazioni burocratiche, possibilità, per i fuori sede, di chiedere la verifica dello stato dell’immobile. Esempi vantaggi per chi affitta, che spesso si vede derubato dalle agenzie e poco informato e tutelato nella redazione dei contratti, sono la consulenza gratuita, contratti brevi e un controllo sullo status degli inquilini. Inoltre va aggiunto che la maggior parte dei locatori e locatari non conoscono le specifiche della legge 431/98 che consentirebbe:

Occorrerebbero due tipi di interventi: in primis pubblicizzare questa legge e favorire studi specifici per migliorare l’applicazione e la legge stessa. In secondo luogo sono  necessari provvedimenti sanzionatori gravosi e controlli più serrati per evitare che il classico lassismo italiano continui ad avere il sopravvento, sfavorendo così atteggiamenti illegali dei locatori. Le entrate recuperate dagli affitti potrebbero essere reinvestite  per la creazione di nuove abitazioni o per consentire ai giovani più disagiati e con meno opportunità di poter conseguire una carriera universitaria che permetta di vedere spiragli di luce nel futuro di molti giovani che appare catastrofico e destinato  ad essere sprecato.

Risposta del Ministro Meloni
Ho già risposto a questa richiesta in precedenza. Voglio però avanzare ancora delle considerazioni. La creazione da parte della Regione Lazio dell’Agenzia degli affitti per gli studenti è una buona intuizione che però non riesce a decollare: sono infatti pochissimi i contratti stipulati. E’ necessario incentivare i proprietari di casa ad aderire all’iniziativa, concependo sgravi fiscali da un lato e controlli amministrativi serrati con sanzioni più severe verso i trasgressori dall’altro. La regolarità dei contratti di locazione è una tutela a cui studenti ed affittuari hanno diritto. Sono comunque d’accordo con Voi che l’idea del Registro o dell’Agenzia può essere “esportabile” in tutta Italia. Credo che abbiate ragione anche sul fatto che i costi della vita fuori sede per gli studenti costituiscano una discriminante per la scelta dell’ateneo migliore e quindi spesso si ripiega sulle sedi universitarie presenti ormai ovunque, con inevitabile depauperamento della qualità dell’insegnamento. Un pensiero: se le sedi distaccate degli atenei esistenti nei piccoli centri cessano l’attività per mancanza di iscritti, mi auguro che a nessuno venga in mente di manifestare, protestare, chiedere interventi pubblici per tenere in piedi strutture inutili e garantire contratti a docenti e non…
 

Conclusioni
Richiesta dei 100 studenti
Quelli che abbiamo indicato sono quattro obiettivi concretamente realizzabili se esiste la volontà politica. Nel caso li condivida, Le chiediamo di diventare all’interno del governo garante per la loro realizzazione entro un tempo definito, che potrebbe ragionevolmente essere quello dei primi tre anni della legislatura. Se invece non li condivide, Le chiediamo di poter sapere cosa in alternativa possono aspettarsi le nuove generazioni da questa legislatura come impegno concreto e verificabile.

Risposta del Ministro Meloni
Mi avete chiesto di assumere un impegno in merito alle proposte da Voi avanzate: assumo volentieri l’impegno di tenerle in grande considerazione nel mio operato. Grazie di avermi arricchito e fornito argomenti di riflessione seri ed elementi da cui prendere spunto.
Mi auguro di riuscire a mantenere un canale aperto con Voi e con le Vostre idee.
Rivolgo a tutti Voi un cordiale saluto ed il mio sincero augurio di buon lavoro, confidando nella tenacia e nell’intelligenza dei giovani italiani.
 

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