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L’accoglienza dei migranti in Toscana

Lo sbarco di migranti provenienti dall’Africa non è certo un fenomeno nuovo nel nostro Paese. In tre lustri, tra il 1999 e il 2013, si sono susseguiti circa 25mila arrivi annui, con qualche oscillazione legata ad eventi geo-politici dei Paesi di origine, tra i quali l’emergenza in Nord Africa del 2008 (37mila arrivi) e gli eventi legati alla cosiddetta Primavera Araba del 2011 (63 mila arrivi). Nell’ultimo biennio, tuttavia, il fenomeno ha raggiunto un rilievo quantitativo mai riscontrato in precedenza (172mila arrivi nel 2014, 85mila nei primi sette mesi del 2015), come recentemente rilevato da un articolo di Neodemos, anche per effetto dell’operazione di salvataggio Mare Nostrum condotta fino a Ottobre 2014, e dal mese successivo dell’operazione Triton di sicurezza delle frontiere (coordinata da Frontex, l’agenzia europea di controllo delle frontiere).

L’incremento del flusso migratorio riscontrato sulle coste italiane negli ultimi due anni ha portato un aumento delle richieste di protezione internazionale e dei relativi permessi di soggiorno (+ 147% tra 2013 e 2014), ben evidenziato in un articolo su “I numeri dell’immigrazione in Italia”.

Il modello diffuso dell’accoglienza realizzato in Toscana

Il passaggio da un approccio emergenziale ad un sistema nazionale di accoglienza, attraverso un impegno trasversale e concertativo tra organizzazioni, istituzioni ed Enti locali (accordo tra Stato, Regioni ed Enti Locali del 10 Luglio 2014) ha consentito la realizzazione di un percorso di inclusione dei migranti sui territori. Alla Toscana è assegnata una quota di circa il 4%, per una consistenza di 6.166 unità al 02.10.2015.

In questo quadro, la regione contribuisce con il suo modello di accoglienza diffusa, che punta ad integrare il “profugo” nel contesto locale, dove viene ricevuto e assistito. Buona parte del territorio regionale (60% dei Comuni, cui corrisponde l’82% della popolazione) è aperta all’accoglienza dei flussi di migranti. Le province toscane hanno risposto in maniera differenziata all’accoglienza: la percentuale di Comuni coinvolti varia dal 28,6% della provincia di Grosseto (8 su 28) all’88,1% della provincia di Firenze (37 su 42).

Schermata 2015-11-24 a 10.04.21Per gestire l’assistenza, al 2 ottobre 2015 sono state attivate complessivamente 412 strutture (appartamenti, strutture turistico-ricettive e assistenziali). L’articolazione territoriale è eterogenea: dalle sole 15 strutture della provincia di Grosseto alle 103 dell’area fiorentina (Figura 1). Il numero medio di migranti per struttura a livello regionale è pari a 15, con un picco di 34,8 a Livorno e il minimo di 8,8 ad Arezzo.

Schermata 2015-11-24 a 10.04.30L’incidenza dei migranti sulla popolazione residente (riferita ai soli comuni che li accolgono), mediamente pari al 2 per mille, varia da un minimo di 1,4 per mille osservato nella provincia di Pisa ad un massimo di 3,1 per mille in quella di Grosseto. L’analisi a livello comunale (Figura 2) rileva valori superiori al 5 per mille in alcune aree di piccole dimensioni, prevalentemente montane. L’analisi delle incidenze per ampiezza demografica evidenzia infatti che nei comuni con popolazione inferiore a 2.000 residenti il numero medio di migranti è pari al 13,4 per mille, mentre in quelli da 2.000 a 5.000 residenti si attesta sul 5,3 per mille.

I richiedenti protezione internazionale e gli esiti in Toscana

La politica di accoglienza dei migranti tra le regioni italiane recentemente adottata ha comportato, a livello locale, un forte incremento nelle richieste di protezione internazionale con la conseguente necessità di disporre di strumenti amministrativi in grado di gestire tali richieste in maniera decentrata.

A tale scopo sono state istituite le Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale (a supporto di quella nazionale), alle quali è stato attribuito il compito di riconoscere lo status di rifugiato (secondo la Convenzione di Ginevra del 1951), concedere la protezione sussidiaria oppure, nei casi in cui ritengano che non sussistano i requisiti per un riconoscimento di tipo internazionale, ritenere che sussistano gravi motivi di carattere umanitario e quindi richiedere il rilascio del relativo permesso di soggiorno. Ogni Commissione può inoltre rigettare la domanda per manifesta infondatezza. Contro le decisioni della Commissione territoriale si può ricorrere al Tribunale, incanalando quindi il procedimento nella giustizia ordinaria.

Schermata 2015-11-24 a 10.04.37In circa un anno di operatività (da ottobre 2014 a ottobre 2015) sono giunte all’attenzione della Commissione territoriale di Firenze 5.432 richieste di protezione internazionale. I richiedenti arrivano per 3/4 dall’Africa occidentale e per il restante da alcuni Paesi dell’Asia. In particolare, i nigeriani rappresentano il 28,4%, i gambiani il 13,8% e i maliani il 10,1%. Dal Bangladesh e dal Pakistan arrivano 325 richiedenti, circa il 16% del totale (Figura 3). Schermata 2015-11-24 a 10.04.44Nello stesso periodo la Commissione ha convocato 1.551 soggetti. Si tratta per la quasi totalità maschi, che hanno un’età media di circa 26 anni: il gruppo più “giovane” è quello dei gambiani con un’età media di 24 anni e il più “anziano” è quello dei pakistani, con un’età media di 30 anni. Delle domande pervenute, ne sono state giudicate 898: la maggioranza delle richieste è stata respinta, sia perché non sussistono i motivi per il riconoscimento della protezione (55%), sia per irreperibilità del richiedente (15%). Solo una piccola quota delle richieste è andata a buon fine: 65 persone hanno ottenuto lo status di rifugiato, 25 sono beneficiarie di protezione sussidiaria e 178 di protezione umanitaria. Tra le nazionalità, si osserva che i richiedenti di Senegal, Gambia e Guinea presentano una quota maggiore di irreperibili e che quelli provenienti dal Mali e dalla Guinea ottengono più frequentemente la protezione umanitaria (Figura 4).

Il percorso di accoglienza può proseguire con l’inserimento in progetti di accoglienza integrata, che superano cioè la sola distribuzione di vitto e alloggio prevedendo in modo complementare misure di informazione, assistenza e orientamento in percorsi individuali di inserimento socio-economico.

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