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I temi demografici nella Enciclica “Caritas in Veritate”

La “Lettera Enciclica Caritas in Veritate, sullo sviluppo umano integrale nella verità e nella carità”, è stata promulgata da Benedetto XVI il 29 giugno scorso. E’ un testo che si articola in sei capitoli (oltre ad una Introduzione e una Conclusione), suddivisi in 78 paragrafi. Di questi, tre trattano specificamente materie oggetto del dibattito demografico. Si tratta dei paragrafi 28 (inserito nel Capitolo Secondo, Lo sviluppo umano nel nostro tempo) che tratta del rispetto della vita, di contraccezione e aborto; del n. 44 (Capitolo Quattro, Sviluppo dei popoli, diritti e doveri, ambiente) sul tema della crescita demografica, e del n. 62 (Capitolo Quinto, La collaborazione della famiglia umana) sulle migrazioni. Riportiamo integralmente i tre paragrafi in questione. Neodemos si rende conto che stralciare passi limitati da un complesso e articolato discorso è, in qualche misura, limitativo, e invita i suoi lettori alla lettura integrale della Enciclica (http://www.vatican.va/holy­father/benedict_xvi/encyclicals/documents/…). Le righe in premessa di ogni paragrafo (il cui titolo è redazionale), poste tra parentesi, sono intese come un aiuto alla lettura e non costituiscono commento.

Rispetto della vita, contraccezione, aborto, politiche

(Ribadendo la posizione tradizionale della Chiesa in tema di natalità, l’Enciclica contiene una esplicita censura alle organizzazioni internazionali e agli Stati che sostengono e promuovono politiche di pianificazione familiare, la sterilizzazione o l’aborto)

Uno degli aspetti più evidenti dello sviluppo odierno è l’importanza del tema del rispetto per la vita, che non può in alcun modo essere disgiunto dalle questioni relative allo sviluppo dei popoli. Si tratta di un aspetto che negli ultimi tempi sta assumendo una rilevanza sempre maggiore, obbligandoci ad allargare i concetti di povertà e di sottosviluppo alle questioni legate con l’accoglienza della vita, soprattutto là dove essa è in vario modo impedita.

Non solo la situazione di povertà provoca ancora in molte regioni alti tassi di mortalità infantile, ma perdurano in varie parti del mondo pratiche di controllo demografico da parte dei governi, che spesso diffondono la contraccezione e giungono a imporre anche l’aborto. Nei paesi economicamente più sviluppati, le legislazioni contrarie alla vita sono molto diffuse e hanno ormai condizionato il costume e la prassi, contribuendo a diffondere una mentalità antinatalista che spesso si cerca di trasmettere anche ad altri Stati come se fosse un progresso culturale.

Alcune Organizzazioni non governative, poi, operano attivamente per la diffusione dell’aborto, promuovendo talvolta nei paesi poveri l’adozione della pratica della sterilizzazione, anche su donne inconsapevoli. Vi è inoltre il fondato sospetto che a volte gli stessi aiuti allo sviluppo vengano collegati a determinate politiche sanitarie implicanti di fatto l’imposizione di un forte controllo delle nascite. Preoccupanti sono altresì tanto le legislazioni che prevedono l’eutanasia quanto le pressioni di gruppi nazionali e internazionali che ne rivendicano il riconoscimento giuridico.

L’apertura alla vita è al centro del vero sviluppo. Quando una società si avvia verso la negazione e la soppressione della vita finisce per non trovare più le motivazioni e le energie necessarie per adoperarsi a servizio del vero bene dell’uomo. Se si perde la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono. L’accoglienza alla vita tempra le energie morali e rende capaci di aiuto reciproco. Coltivando l’apertura alla vita i popoli ricchi possono comprendere meglio le necessità di quelli poveri, evitare di impiegare ingenti risorse economiche e intellettuali per soddisfare desideri egoistici tra i propri cittadini e promuovere, invece, azioni virtuose nella prospettiva di una produzione moralmente sana e solidale, nel rispetto del diritto fondamentale di ogni popolo e di ogni persona alla vita.

 

Sulla crescita demografica.

(Sembra significativa l’esplicita sottolineatura delle conseguenze negative della bassa natalità, e della possibile decrescita e l’assenza di riferimenti ai problemi legati alla crescita molto rapida della popolazione. C’è un breve riferimento al concetto di “procreazione responsabile”)

 

La concezione dei diritti e dei doveri nello sviluppo deve tener conto anche delle problematiche connesse con la crescita demografica. Si tratta di un aspetto molto importante del vero sviluppo, perché concerne i valori irrinunciabili della vita e della famiglia. Considerare l’aumento della popolazione come causa prima del sottosviluppo è scorretto, anche dal punto di vista economico: basti pensare, da una parte all’importante diminuzione della mortalità infantile e al prolungamento della vita media che si registrano nei paesi economicamente sviluppati; dall’altra ai segni di crisi rilevabili nella società in cui si registra un preoccupante calo della natalità. Resta ovviamente doveroso prestare la debita attenzione ad una procreazione responsabile, che costituisce, tra l’altro, un fattivo contributo allo sviluppo umano integrale. La Chiesa, che ha a cuore il vero sviluppo dell’uomo, gli raccomanda il pieno rispetto dei valori umani anche nell’esercizio della sessualità: non la si può ridurre a mero fatto edonistico o ludico, così come l’educazione sessuale non si può ridurre a un’istruzione tecnica, con l’unica preoccupazione di difendere gli interessati da eventuali contagi o dal “rischio” procreativo. Ciò equivarrebbe ad impoverire o disattendere il significato profondo della sessualità, che deve invece essere riconosciuto ed assunto con responsabilità tanto dalla persona quanto dalla comunità. La responsabilità vieta infatti sia di considerare la sessualità una mera fonte di piacere, sia di regolarla con politiche di forzata pianificazione delle nascite. In ambedue i casi si è in presenza di concezioni e di politiche materialistiche nelle quali le persone finiscono per subire varie forme di violenza. A tutto ciò si deve opporre la competenza primaria delle famiglie in questo campo, rispetto allo Stato e alle sue politiche restrittive, nonché un’appropriata educazione dei genitori.

L’apertura moralmente responsabile alla vita è anche una ricchezza sociale ed economica. Grandi nazioni hanno potuto uscire dalla miseria anche grazie al grande numero e alla capacità dei loro abitanti. Al contrario, Nazioni un tempo floride conoscono ora una fase di incertezza e in qualche caso di declino proprio a causa della denatalità, problema cruciale per le società di avanzato benessere. La diminuzione delle nascite, talvolta al di sotto del cosiddetto “indice di sostituzione”, mette in crisi anche i sistemi di assistenza sociale, ne aumenta i costi, contrae l’accantonamento del risparmio e di conseguenza le risorse finanziarie necessarie agli investimenti, riduce la disponibilità di lavoratori qualificati, restringe il bacino dei “cervelli” a cui attingere per le necessità della Nazione. Inoltre, le famiglie di piccola , e talvolta piccolissima, dimensione corrono il rischio di impoverire le relazioni sociali, e di non garantire forme efficaci di solidarietà. Sono situazioni che presentano sintomi di scarsa fiducia nel futuro come pure di stanchezza morale. Diventa così una necessità sociale, e perfino economica, proporre ancora alle nuove generazioni la bellezza della famiglia e del matrimonio, la rispondenza di tali istituzioni alle esigenze più profonde del cuore e della dignità della persona. In questa prospettiva, gli Stati sono chiamati a varare politiche che promuovano la centralità e l’integrità della famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna, prima e vitale cellula della società, facendosi carico dei suoi problemi economici e fiscali, nel rispetto della sua natura relazionale.

 

Sulle migrazioni

(Il riferimento alle migrazioni come fenomeno “epocale” sembra sottoscrivere l’opinione che queste oggi siano più rilevanti che in passato. Si auspica un governo ampio e internazionale dei fenomeni migratori. Nella parte finale si fa riferimento all’utilità economica delle migrazioni di lavoratori per i paesi di origine e per quelli di destinazione; mancano riferimenti all’apporto sociale, culturale o demografico delle migrazioni.)

 

Un altro aspetto meritevole di attenzione, trattano dello sviluppo umano integrale, è il fenomeno delle migrazioni. E’ fenomeno che impressiona per la qualità di persone coinvolte, per le problematiche sociali, economiche, politiche, culturali e religiose che solleva, per le sfide drammatiche che pone alle comunità nazionali e a quella internazionale. Possiamo dire che siamo di fronte ad un fenomeno sociale di natura epocale, che richiede una forte e lungimirante politica di cooperazione internazionale per essere adeguatamente affrontato. Tale politica va sviluppata a partire da una stretta collaborazione tra i Paesi da cui partono i migranti e i paesi in cui arrivano; va accompagnata da adeguate normative internazionali in grado di armonizzare i diversi assetti legislativi, nella prospettiva di salvaguardare le esigenze e i diritti delle persone emigrate, e, al tempo stesso, quelli delle società di approdo degli stessi emigranti. Nessun paese da solo può ritenersi in grado di far fronte ai problemi migratori del nostro tempo. Tutti siamo testimoni del carico di sofferenza, di disagio e di aspirazioni che accompagna i flussi migratori. Il fenomeno, com’è noto, è di gestione complessa; resta tuttavia accertato che i lavoratori stranieri, nonostante le difficoltà connesse con la loro integrazione, recano un contributo significativo allo sviluppo economico del Paese ospite con il loro lavoro, oltre che a quello del Paese d’origine grazie alle rimesse finanziarie. Ovviamente, tali lavoratori non possono essere considerati come una merce o una mera forza lavoro. Non devono, quindi, essere trattati come qualsiasi altro fattore di produzione. Ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione.

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