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Dalle mancate nascite del passato alle poche nascite del futuro

L’importanza della struttura per età nella dinamica dei fenomeni demografici è cosa nota e costantemente evocata nei commenti sulla diminuzione del numero degli eventi e in particolare di quello dei nati nel corso degli ultimi decenni. Ma qual’è la forza di tale componente per il passato e per il futuro ragionevolmente prevedibile? Si può tentare di dare risposta a questa domanda scomponendo il numero dei nati di un anno (N) nel prodotto di un indicatore della fecondità (il tasso di fecondità totale TFT) e una media ponderata (con i tassi di fecondità) della popolazione femminile per età nelle classi d’età fertili, nota come generazione media Gm, cioè: N = TFT x Gm. La differenza tra il numero dei nati registrati in due anni successivi si può poi scomporre in una quota dovuta a ciascuno dei due fattori, rispettivamente la variazione della fecondità e quella della struttura, con i metodi classici della demografia.

Due conti per il passato

In tal modo si ottiene che nel periodo tra il 1964 ed il 1995, e cioè negli anni in cui è inizialmente calato il numero dei nati, la diminuzione di 477 mila nati (da 1.035 mila a 526 mila) è avvenuta nonostante un apporto positivo dell’evoluzione della struttura per età della popolazione, e cioè un aumento delle donne in età riproduttiva. Se non ci fosse stato questo apporto positivo della struttura il calo delle nascite nello stesso periodo sarebbe stato maggiore, pari a 589 mila unità e nel 1995 avremmo avuto solo 411 mila nati (e non 526 mila). Sommate le intensità delle due forze in gioco (la fecondità e la struttura), considerate in valore assoluto, e fatta uguale a 100 tale somma, l’azione positiva della struttura è risultata pari al 16, cioè il 16% di tale somma.

Invece nel periodo successivo tra il 1995 ed il 2008 (nel quale c’è stata una interruzione della diminuzione delle nascite e qualche accenno di ripresa), i nati sono aumentati di 37 mila unità, la struttura per età ha dato un contributo negativo (meno donne in età riproduttiva), mentre la fecondità è leggermente aumentata. L’intensità della struttura è stata pari al 37% della somma delle due forze.

Infine nel futuro – dal 2008 (anno in cui è ripreso il calo delle nascite) al 2030, quando i nati passerebbero da 577 mila a 487 mila, secondo lo scenario medio delle previsioni delle Nazioni Unite del 2015 , il contributo della struttura (negativo) diventerà molto rilevante, e pari al 69% delle somma delle due forze. La fecondità http://www.cialisgeneriquefr24.com/cialis-efficace/ è prevista in crescita in questo periodo nello scenario utilizzato, ma forse questa ipotesi è ottimistica, data l’attuale tendenza in diminuzione.

Altre applicazioni

Questo metodo di scomposizione delle nascite permette anche di stimare il numero di donne o, alternativamente, il tasso di fecondità necessari per ottenere in futuro un prefissato numero di nati.

schermata-2016-11-11-alle-11-48-43Ad esempio, si potrebbe volere per il futuro dell’Italia un numero medio annuo di nati in ciascun periodo indicato nella tabella 1 pari al numero medio di morti previsti dalle Nazioni Unite, cioè un saldo naturale nullo (alternativa A nella tabella 1).

Per avere un tale risultato sarebbe necessario un livello di fecondità ben superiore a quello previsto anche nello scenario alto delle Nazioni Unite. Ad esempio, nel quinquennio 2030-35 dovremmo avere un TFT pari ad 2,26 figli per donna, invece di 1,62 previsto nello scenario medio e 2,12 nello scenario alto, ferma restando la dimensione della generazione media. Alternativamente, lo stesso risultato sarebbe raggiunto con un contingente annuo di donne in età riproduttiva superiore a quello previsto di 2,7 milioni nel 2015-20, di 3,6 milioni nel 2020-25 e di 4,2 milioni nel 2030-35, fermo restando il livello di fecondità. Questi risultati sono difficilmente raggiungibili. Tanto più che recentemente la fecondità ha avuto un ulteriore calo (la stima Istat del 2015 è pari ad 1,35 figli per donna). E il flusso immigratorio necessario per raggiungere la dimensione richiesta del contingente di donne sarebbe difficilmente. Per avere 3,9 milioni di donne in età riproduttiva in più rispetto a quelle previste nel 2026, si dovrebbe avere, nei prossimi dieci anni, un flusso medio annuo aggiuntivo di 390 mila immigrate (donne, e cioè circa il doppio se si vuole ua immigrazione bilanciata per sesso).

In alternativa (la B nella tabella 1) si potrebbe volere un numero di nati costante negli anni futuri, pari al valore medio annuo osservato nell’ultimo quinquennio 2011-15 (517 mila nati). Per raggiungere tale obbiettivo sarebbe necessario un livello di fecondità più vicino a quello previsto nell’ipotesi precedente, ma ancora superiore al valore dello scenario medio delle previsioni delle Nazioni Unite. Ad esempio, nel quinquennio 2025-30 il TFT stimato nell’ipotesi in questione è pari a 1,70 mentre quello ipotizzato dalle Nazioni Unite è pari a 1,59 nello scenario medio e 2,09 in quello alto. Alternativamente per raggiungere lo stesso risultato sarebbero necessario avere 325 mila donne in età fertile in aggiunta a quelle ipotizzate, cioè un flusso immigratorio medio annuo aggiuntivo di circa 32 mila donne nei prossimi dieci anni. E’ una ipotesi più ragionevole della precedente, ma che porterebbe comunque ad un numero relativamente basso di nascite.

I risultati ottenuti nelle due ipotesi precedenti non rappresentano scenari futuri ragionevolmente prevedibili, tanto più che, come abbiamo detto, la fecondità attualmente è in diminuzione ed i flussi immigratori hanno avuto una contrazione. Servono a far riflettere sul fatto che negli anni futuri il numero delle nascite continuerà a diminuire perché le condizioni necessarie a che ciò non accada sono lontane dall’essere realizzabili. Non dovremmo quindi stupirci se le nascite non rimarranno in numero costante negli anni futuri né, tanto meno, se il saldo naturale continuerà ad essere negativo.

Italiane e straniere

schermata-2016-11-11-alle-11-53-18Possiamo continuare l’esercizio precedente chiedendoci quale avrebbe dovuto essere il valore del TFT o quello della generazione media necessario a che le donne italiane e quelle straniere avessero mantenuto costante fino al 2012 il numero delle nascite osservato nel 2004, e cioè 499 mila (Tab.2). Per ottenere ciò, le donne italiane avrebbero dovuto avere un TFT pari a 1,5 invece di 1,3 come effettivamente osservato, pur in presenza di un calo della loro dimensione numerica fino al valore riportato nella tabella (colonna 5). Oppure avrebbero raggiunto lo stesso risultato, con la fecondità osservata (colonna 3), se il loro numero fosse stato superiore di 1,8 milioni di quello effettivo. Nello stesso anno le donne straniere avrebbero avuto un numero di nati costante (63 mila) se la loro fecondità fosse scesa fino ad 1,5 figli per donna invece di 2,4, come effettivamente osservato. In queste ipotesi dal complesso delle donne nel 2012 avremmo avuto 562 mila nati, cioè 30 mila in più di quelli effettivi.

Per saperne di più:

  1. Bonarini , Effetto della struttura per età della popolazione nella dinamica del numero dei nati e dei matrimoni in Italia dal 1964 al 2030,Working paper n. 4, 2016 del Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Padova.

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