Popolazione mondiale:

Popolazione italiana:

Giovani (0-19 anni):

Anziani (64+ anni)

Cina: aumenta il numero dei divorzi

In Cina, il divorzio era un fenomeno abbastanza raro prima dell’avvio delle riforme economiche di fine anni settanta, ma a partire da allora il numero di divorzi è stato in costante aumento. Secondo i dati del Dipartimento Statistico del Ministry of Civil Affairs, nel 2007 hanno divorziato circa 1,4 milioni di coppie cinesi, il 18% in più rispetto al 2006.
Una procedura rapida e poco costosa
I dati forniti dal Ministry of Civil Affairs indicano, inoltre, che il numero di divorzi è più che raddoppiato dal 1985 al 1995, e più che triplicato dal 1995 al 2005. Nel 2005 hanno divorziato 1,79 milioni di coppie, mentre hanno contratto matrimonio circa 8,23 milioni di coppie, e si sono registrati 1,4 divorzi ogni 1000 abitanti. Siamo ancora ben lontani dai valori dell’Italia (3,2 divorzi ogni 1.000 coppie coniugate; ISTAT, 2007) e più ancora da quelli degli altri paesi occidentali. Tuttavia la velocità con la quale la Cina si sta avvicinando ai tassi di divorzio registrati nei paesi “avanzati” è sorprendente se si considera il suo contesto socio-culturale conservatore.
L’aumento del numero di divorzi appare molto più accentuato a partire dal 2003, anno in cui la nuova legge matrimoniale ha reso più agevole le separazioni: le coppie coniugate, per poter divorziare, non hanno più bisogno dell’autorizzazione dei comitati di lavoro (danwei) o della comunità di appartenenza; da un punto di vista procedurale, attualmente la separazione non richiede che circa 20 minuti di tempo e un costo di 10 yuan (circa 1 euro). A titolo di confronto, si consideri che, in Italia un procedimento consensuale di separazione e divorzio si esaurisce mediamente in circa 150 giorni, mentre con il rito contenzioso occorrono in media 886 giorni per una sentenza di separazione e 634 giorni per quella di divorzio (ISTAT, 2007)
Il boom dei divorzi è da ricercarsi nel cambiamento culturale che non etichetta più il divorzio come un accadimento necessariamente negativo. Inoltre, la diminuita disparità tra i sessi implica anche che le donne sono meno disposte ad accettare l’infedeltà coniugale rispetto al passato. È da considerarsi, infine, che la politica di controllo delle nascite (un figlio per coppia) potrebbe aver prodotto una generazione di figli unici “viziati” e poco abituati ai compromessi richiesti dalla vita coniugale.
Il divorzio, che in passato era considerato un fenomeno prevalentemente urbano, si va ormai diffondendo anche tra i residenti nelle zone rurali, che trascorrono sempre più tempo lavorativo all’interno delle città, generando tensioni all’interno della propria vita coniugale.
I divorzi di convenienza
Bisogna considerare però che le statistiche riguardanti il numero di divorzi in Cina includono anche alcuni “divorzi di convenienza” e che, di conseguenza, il fenomeno risulta lievemente sovrastimato. Nel 2004, ad esempio, in un piccolo villaggio della contea dello Yibin nella provincia sudoccidentale dello Sichuan si sono verificati, in soli tre mesi, 86 divorzi di coppie con età compresa tra i venti ed i 60 anni (dati riportati dal Beijing-based Legal Daily). Apparentemente l’episodio potrebbe essere considerato come un improvviso fenomeno di instabilità coniugale di massa. Ma seguendo più da vicino il caso specifico di una delle coppie che hanno divorziato nel periodo considerato, notiamo che i coniugi in questione hanno registrato nuovamente il matrimonio soltanto 25 giorni dopo il loro divorzio. A questo punto viene da chiedersi quale sia stata la vera causa del loro divorzio. La ragione è da ricercarsi nella politica di ricostruzione dell’amministrazione della contea mirante a demolire una parte del territorio del villaggio espropriando i proprietari per motivi di pubblica utilità. Considerando che ogni famiglia espropriata sarebbe stata risarcita, la coppia di coniugi sopra citata sarebbe stata compensata ma come unico nucleo familiare. Dopo il divorzio, invece, i coniugi hanno ottenuto il doppio del risarcimento poiché, essi dal quel momento, erano da considerarsi come due nuclei familiari distinti. È facile intuire a questo punto il motivo per cui tutte le coppie che avevano divorziato, in seguito al provvedimento della contea, avessero contratto nuovamente matrimonio appena dopo aver ottenuto il risarcimento per l’espropriazione. Il fenomeno che si è riscontrato a Yiban, noto come “divorzio collettivo”, non rappresenta un caso isolato e non è soltanto un caso tipico delle aree rurali. Infatti, nell’area est di Shanghai nel sobborgo di Pudong, più di 120 coppie hanno improvvisamente chiesto il divorzio nel luglio del 2004 perché, essendo il sobborgo stato scelto come area di ricostruzione per lo sviluppo urbano, se considerate come nuclei familiari separati, esse avrebbero ricevuto come compenso due volte la nuova superficie edificata, spettante ad ogni nucleo familiare.
Sempre nel 2004, per gli stessi motivi a Renhe, città appartenente alla municipalità di Chongqing, più di 1.000 copie hanno chiesto “collettivamente” il divorzio.
Bisogna considerare, infine, altre situazioni che hanno ugualmente generato divorzi di convenienza. Dal 2002, ad esempio, a Pechino sono state adottate misure di aiuto per i disoccupati, i disabili e altre categorie svantaggiate. Il sussidio che viene attribuito a queste categorie viene segue un meccanismo di incremento che non è esattamente proporzionale rispetto al numero dei componenti il nucleo familiare. Questo perché l’aumento del “costo della vita collettivo” per un nucleo familiare non cresce in maniera esattamente proporzionale all’incremento dei propri membri. Quindi il sussidio pro capite percepito da una famiglia meno numerosa risulterebbe maggiore rispetto a quello percepito da una famiglia con un maggior numero di componenti. Questo motivo ha spinto molte famiglie a dividersi in due nuclei familiari distinti per poter ricevere un sussidio pro capite più elevato. Negli ultimi anni, inoltre, in conseguenza della riforma delle imprese di stato, molti lavoratori sono stati licenziati e, tra questi, gran parte erano coppie coniugate. Le autorità locali si sono assunte l’obbligo di trovare un nuovo lavoro ai lavoratori disoccupati, spesso però, probabilmente a causa dell’elevato numero di lavoratori licenziati, alcune amministrazioni locali hanno stabilito norme più restrittive, consentendo soltanto a un partner della coppia di usufruire dell’aiuto per l’assegnazione di un nuovo impiego. Di conseguenza, molte coppie disoccupate hanno divorziato al fine di ottenere, per ciascun membro di esse, una nuova occupazione attraverso gli aiuti dell’amministrazione locale.
Istat (2007) Separazioni e divorzi in Italia. Anno 2005, Roma http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070626_01/testointegrale.pdf
PDFSTAMPA

Condividi questo articolo

Sostieni Neodemos


Cara Lettrice e caro Lettore, fare buona e seria divulgazione è il mestiere che esercitiamo da 15 anni con impegno e entusiasmo e, ci dicono, con autorevolezza. Dacci una mano a fare il nostro lavoro e rafforza la nostra indipendenza con un contributo, anche piccolo. Ci aiuterà a sostenere i costi di Neodemos, e ci incoraggerà a far meglio.

Grazie!

Iscriviti alla nostra newsletter


Due volta la settimana, riceverai una email che ti segnalerà i nostri aggiornamenti


Leggi l'informativa completa per sapere come trattiamo i tuoi dati. Puoi cambiare idea quando vuoi: ogni newsletter che riceverai avrà al suo interno il link per disiscriverti.

Potrebbero interessarti anche