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Censimento, Censimento: quanto ci costi! (e quanto di più ci costerebbe non farlo)

Il mondo dell’informazione, della comunicazione, del calcolo, della gestione delle banche dati, ha fatto progressi incredibili nel breve volgere di una generazione. Ma la raccolta dell’informazione di base – nelle scienze umane – è ancora umilmente legata alla formulazione di domande e alla raccolta di risposte: un processo lento e faticoso anche se le macchine aiutano e sveltiscono il lavoro. Per le imprese: quali sono, cosa e come producono, quali impianti e fabbricati usano, quanta e quale energia consumano, quanti dipendenti hanno? Per le persone: quali caratteristiche hanno, dove e con chi vivono, cosa fanno, come si spostano? Per le abitazioni: quando e come sono state costruite, quale ampiezza e quante stanze hanno, chi le abita, le possiede, le usufruisce? In tutto il mondo, per raccogliere queste informazioni – che sono le fondamenta della conoscenza della società e dell’economia – c’è un solo modo: è quello di scovare i titolari d’impresa, le persone, i proprietari o fruitori delle abitazioni, porre loro delle domande, direttamente, per telefono, per questionario postale o elettronico, elaborare le risposte (o desumerle da basi dati già esistenti). Queste operazioni, ancora oggi, si fanno con i Censimenti, con procedure non troppo diverse da quelle seguite nell’800. Ed è nel 2010-2011 che si terrà nella maggior parte dei paesi del mondo, ricchi o poveri che siano, la tornata decennale dei censimenti (v. anche http://unstats.un.org/unsd/demographic/sources/census/2010_PHC/default.htm). In questi giorni hanno inizio il 23° censimento decennale degli Stati Uniti (il primo si tenne nel 1790 – http://2010.census.gov/2010census/index.php) e il 15° dell’India (il primo, sotto l’amministrazione britannica, venne fatto nel 1872 – http://censusindia.gov.in/AboutUs/Census_Organisation/about.html). Nel 2011, poi, si dovrebbe tenere anche il 15° Censimento nel nostro Paese (il primo, nel 1861, misurò le forze dell’Italia appena unita). 

 

Il Censimento è un obbligo, ma siamo in grave ritardo

Il Censimento della popolazione trova fondamento negli articoli 56 e 57 della Costituzione che prescrivono che la ripartizione dei seggi alla Camera e al Senato venga fatta proporzionalmente ai residenti censiti. Poiché la distribuzione territoriale della popolazione può cambiare anche considerevolmente da un decennio all’altro, la ripartizione della rappresentanza politica ne deve tenere conto. Ulteriori fonti normative dei prossimi Censimenti risiedono nel Regolamento (CE) 9 luglio 2008 n. 763/08 del Parlamento Europeo e del Consiglio, che dispone l’obbligo di effettuazione del Censimento nel 2011 per tutti gli Stati membri. Benché i Censimenti siano, per convenzione, riferiti ad una data precisa, le operazioni preparatorie, quelle di esecuzione e quelle di controllo, elaborazione e pubblicazione si estendono per diversi anni e così i finanziamenti relativi. I Censimenti della tornata del 2001 erano stati indetti con legge n. 144 del 17 maggio 1999, quasi due anni e mezzo prima della data di riferimento (31 ottobre del 2001); ma per quelli del 2011 la legge di indizione e di finanziamento non è stata ancora approvata dal Governo. E’ stato stimato che il costo del Censimento della Popolazione e delle Abitazioni sia pari, nel quadriennio 2010-2013, a 580 milioni di euro (quello dell’industria è assai meno oneroso, e vale 45 milioni di euro), dei quali 103 nel 2010, 284 nel 2011, 149 nel 2012 e 43 nel 2013, un impegno considerevole, che Tremonti è riluttante a finanziare nelle attuali condizioni di ristrettezze della finanza pubblica.

 

Ritardo e costi

Il ritardo nell’avvio sta già danneggiando le necessarie e complesse operazioni preliminari degli Enti coinvolti a cominciare dall’Istat, che è il coordinatore delle operazioni censuarie e il garante dei risultati, fino ai singoli  Comuni, che ne sono il braccio esecutivo. Esso potrebbe indurre o ad uno spostamento nell’esecuzione del censimento o ad un’accelerazione delle operazioni sotto l’incalzare dell’urgenza, con ulteriore lievitazione dei costi. Va poi aggiunto che qualora la data del 2011 non venga rispettata, si aprirà una procedura d’infrazione a carico dell’Italia che comporta il pagamento di una pesante sanzione monetaria il cui ammontare non è lontano dall’intero costo delle operazioni censuarie.

Il costo maggiore di operazioni censuarie affrettate (non vogliamo nemmeno pensare alla loro soppressione) è però quello conoscitivo, che comporterebbe anche un pesante risvolto economico. I Censimenti rappresentano la principale fonte conoscitiva delle risorse umane, abitative, ambientali, economiche del paese, a livello nazionale e territoriale,  regionale, provinciale, comunale e  subcomunale; sulle risultanze dei Censimenti si fondano le indagini campionarie che permettono di aggiornare le conoscenze sulle dinamiche  della popolazione, dell’economia e della società nel decennio successivo. Inoltre il Censimento della Popolazione rappresenta un’operazione indispensabile per la corretta tenuta delle anagrafi, spina dorsale dell’amministrazione. Infine va ricordato che il paese sta avviando una complessa transizione verso un assetto di federalismo fiscale, che per poggiare su solide fondamenta, richiede la migliore conoscenza possibile delle condizioni economiche e sociali locali. Proprio al federalismo – e alla determinazione del peso della rappresentanza e del contributo fiscale di ciascuno stato – si dovette l’iscrizione del Censimento nella costituzione degli Stati Uniti, e la sua prima esecuzione nel 1790.  

 

24 Società Scientifiche in apprensione

I Presidenti di 24 società scientifiche – a nome delle migliaia di studiosi e di esperti che ne fanno parte – hanno rivolto in questi giorni un articolato appello al Governo “per sollecitare la rapida indizione e finanziamento dei Censimenti del 2011, non più procrastinabile pena un danno di rilevanti proporzioni per il nostro Paese” (http://sis-statistica.it/files/pdf/2010/nota_censimenti_2011.pdf). I 24 Presidenti sottolineano poi che i Censimenti offrono anche opportunità e stimolo per l’innovazione e il progresso tecnico. Infatti “l’Istat, in questi ultimi anni, ha dedicato molto impegno alla revisione e all’innovazione delle metodologie, per realizzare un censimento della popolazione e delle abitazioni di tipo “registers supported”, con parziale uso di tecniche campionarie e un censimento dell’industria e dei servizi prevalentemente ottenuto da dati di fonte amministrativa e di tecniche campionarie ”a rotazione”, che potranno consentire, nella prospettiva del 2021, di produrre le informazioni censuarie necessarie al Paese riducendo l’esigenza di destinare, in modo concentrato, risorse ai censimenti”. Il gigantesco Censimento dell’India, che sta adesso avviandosi con due milioni e mezzo di operatori, doterà ogni persona maggiore di 15 anni di una tessera d’identità biometrica, un’innovazione straordinaria. Nel nostro paese vige ancora una carta d’identità umbertina, perché quella elettronica, con relativo chip, è stata assegnata solo ad una frazione minima della popolazione (tra cui l’autore di questa nota).

Neodemos aggiunge la sua voce a quella dei 24 Presidenti di società scientifiche, di migliaia di ricercatori, operatori, amministratori, imprenditori, nel reclamare che – nel 2011 – non avvenga come nel 1941 quando il disastro della guerra non permise la realizzazione del Censimento. Il 2011 sarebbe forse più catastrofico del 1941?

 

 

 

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