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“Tra i banchi di scuola”: alunni stranieri e italiani a confronto

La scuola costituisce un luogo di osservazione privilegiato per cogliere i fattori che possono favorire o meno il processo di integrazione. La posizione relativa della seconda generazione di immigrati, cioè dei ragazzi nati in Italia da genitori nati all’estero e quelli che vi risiedono da oltre 10 anni, in merito all’inserimento scolastico è spesso considerata una robusta misura della integrazione del gruppo nel suo insieme.

La riuscita scolastica
Sulla base dei risultati dell’indagine ITAGEN2[1] (Casacchia, Natale, Paterno e Terzera, 2008; Dalla Zuanna, Farina e Strozza, 2009) a Roma e nel Lazio i figli di immigrati mostrano un rendimento a scuola meno brillante – con notevoli differenze se però si distinguono le varie generazioni – rispetto ai figli dei nati in Italia (distinti per estrazione sociale familiare in bassa, media e alta). I risultati migliori sono conseguiti – come nelle attese – dai figli di italiani di estrazione sociale alta, mentre per quelli di estrazione bassa il livello risulta più basso e simile a quello delle seconde generazioni (i ragazzi nati in Italia da genitori nati all’estero e quelli che vi risiedono da oltre 10 anni). Al solito, le donne conseguono risultati più brillanti, con la significativa eccezione degli alunni figli di italiani di estrazione sociale elevata per i quali invece emerge un netto vantaggio maschile (figura 1).
Le differenze di genere si confermano anche nella lettura degli esiti scolastici secondo il paese di nascita dei genitori. Isolando le sei collettività più numerose emerge per le alunne il netto prevalere di quelle di origine filippina, ove una su tre è risultata promossa con ottimo (Figura 2). Il valore si riduce per Albania, Romania e Polonia mentre la percentuale si contrae notevolmente (5%) nel caso delle peruviane e diventa quasi nulla per le cinesi. Se si osserva la percentuale degli alunni con ottimo rendimento la situazione appare più equilibrata e emerge una migliore riuscita nel caso dei polacchi (Fig. 2).
Nell’analisi si è accertato che a parità di condizione familiare, abitativa, sociale la storia migratoria degli alunni stranieri non esercita un effetto forte sulla riuscita scolastica. Accanto ai ragazzi entrati solo recentemente sul territorio nazionale, appaiono penalizzati anche i figli di coppia mista, e in quest’ultimo caso risulta difficile comprenderne il motivo.

Le reti di amicizia
Nella dotazione di capitale sociale di ciascuno di noi un tassello importante è costituito dalle relazioni di amicizia intrecciate da ragazzo. La batteria di sette quesiti inserita nel questionario ITAGEN2 è stata concepita proprio con lo scopo di ricostruire la matrice completa delle relazioni esistenti all’interno delle singole classi.
Con riferimento al quesito “Con chi parli dei tuoi problemi personali?” abbiamo posto a confronto, a titolo esemplificativo, due classi (una prima e una terza media). Si è notata una fortissima contrapposizione di genere a delineare una quasi totale mancanza di comunicazione tra ragazzi e ragazze, in un campo che appartiene alla sfera emotiva; relativamente ad altri aspetti, invece, la contrapposizione si è rivelata meno marcata. Probabilmente questo atteggiamento è anche dovuto a una questione linguistica; l’isolamento sembra, infatti, coinvolgere maggiormente i ragazzi figli di stranieri o di coppie miste. Le differenze di genere sembrano mostrarsi con maggiore evidenza nella prima media coerentemente con l’atteggiamento tipico dell’età in questione. I risultati emersi ci aiutano a fare luce sulle complesse dinamiche di socializzazione che si possono attivare all’interno di una classe e inducono a riflettere su quanto intensa risulti, nell’età adolescenziale, la differenza di genere.
Infine, lo studio sulle relazioni amicali che gli alunni intessono al di fuori della scuola ha mostrato come i ragazzi stranieri non siano influenzati dalla cittadinanza nella scelta dei propri amici. Infatti, mentre gli italiani dichiarano per quasi il 90% di avere più amici della propria nazionalità, gli stranieri tendono ad avere più amici non italiani solo se vivono nel nostro paese da poco tempo. L’essere in Italia da molto tempo, l’aver frequentato coetanei italiani sin dalla tenera età (dall’asilo o dalle scuole elementari) indubbiamente facilita l’integrazione dei ragazzi stranieri, che si trovano ad essere maggiormente preparati ad affrontare quelle “barriere” che la società spesso frappone tra persone di differente provenienza geografica.


[1] Si tratta della prima indagine a livello nazionale, statisticamente rappresentativa, coordinata da Gianpiero Dalla Zuanna dell’Università di Padova. È stata svolta, con questionario auto compilato, intervistando gli alunni frequentanti la scuola secondaria di primo grado (scuola media) in 48 province italiane durante l’anno scolastico 2005/6 (in totale 21 mila ragazzi tra i quali circa la metà con almeno un genitore straniero). Nell’indagine svolta nella capitale e nel Lazio, realizzata congiuntamente dall’Università di Roma “La Sapienza” e dall’Università di Cassino, sono state coinvolte 26 scuole secondarie di primo grado e sono state raccolte nel complesso 2.138 interviste. Sull’analisi di altri risultati di ITAGEN2 su www.neodemos.it cfr. Dalla Zuanna, I nuovi ragazzi di Barbiana; Laura Terzera & Giulia Rivellini, Oltre la scuola … nuovi ingredienti nella ricetta dell’integrazione; Barban, I figli degli immigrati e la scelta della scuola superiore in Italia.
Riferimenti bibliografici
Casacchia O., Natale L., Paterno A. e Terzera L. (a cura di) (2008) Studiare insieme, crescere insieme? Un’indagine sulle seconde generazioni in dieci regioni italiane, Franco Angeli, Fondazione ISMU, Milano.
Casacchia O, Natale L., Guarneri A. (a cura di) (2009) Tra i banchi di scuola. Alunni stranieri e italiani e Roma e nel Lazio, Franco Angeli, Milano.
Dalla Zuanna G., Farina P. e Strozza S. (2009) Nuovi italiani. I giovani immigrati cambieranno il nostro paese?, Il Mulino, Bologna.

Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle degli autori, ma non coinvolgono le Istituzioni di appartenenza.

 

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