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Le separazioni degli over 60 in Italia

Nei paesi in cui le separazioni e i divorzi sono maggiormente diffusi, si parla da alcuni anni del fenomeno dei “divorzi grigi”. Con questo termine si intende la propensione all’instabilità coniugale dei partner in età avanzata, che possono arrivare a porre fine al loro matrimonio anche dopo molti anni di vita insieme. Cosa sappiamo di questo fenomeno nel nostro Paese?

 

Le separazioni degli over 60 in Italia

Se consultiamo i dati Istat (2008), alcuni segnali indicano che negli ultimi decenni sta crescendo anche in Italia la realtà dei coniugi anziani (con sessanta anni o più) che decidono di mettere fine al loro matrimonio con una separazione legale o con un divorzio.

Soffermiamoci sulle separazione legali che, come noto, sono considerate il miglior indicatore dell’instabilità coniugale nel nostro paese, e valutiamo questi tre dati :

1)      fra il 1974 e il 2005 la quota di coniugi over 60[1] sul totale delle coppie che arrivano alla separazione è passata dal 3,2% al 7,4% del totale (tabella 1) (secondo gli ultimi dati la quota degli over 60 avrebbe ora superato l’8%);

2)      nello stesso periodo l’età media alla separazione è salita da 38 a 43 anni per gli uomini e da 34 a 40 per le donne;

3)      fra il 1972 e il 2005 il quoziente di separazione, che sintetizza i livelli di rischio per fasce di età, per i coniugi di 60 anni e oltre è passato da 0,1 a 1,2 per mille (tabella 2). Si tratta dell’incremento più consistente in termini relativi , a partire però dai livelli di rischio iniziali più bassi.

 

Tabella 1 – Separazioni per classe di età e età media del marito all’atto della separazione – Anni 1974-2005 (composizioni percentuali e valori medi)

Classi di

età del marito

Anni
1974 1985 1995 2005
Meno di 25 4,8 2,7 1,3 0,5
25-29 17,2 13,5 10,2 4,2
30-34 21,7 21,5 21,8 14,1
35-39 19,4 21,4 20,7 20,9
40-44 13,8 15,1 16,6 22,0
45-49 10,5 11,6 12,3 15,3
50-54 6,8 6,7 7,4 9,5
55-59 2,6 3,9 5,0 6,1
60 e oltre 3,2 3,6 4,7 7,4
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
Età media 38 39 40 43

Fonte: Istat (2008)

 

Tabella 2 – Quoziente di separazione specifico per età del marito all’atto della separazione – Anni 1972-2005 (per 1.000 coniugati della stessa classe di età)

Classi di età del marito Anni
1972 1982 1992 2005
Meno di 25 3,1 6,1 7,0 13,0
25-29 2,4 5,8 7,4 11,8
30-34 2,0 5,2 7,3 11,8
35-39 1,5 4,1 5,9 10,9
40-44 1,2 2,9 4,4 10,1
45-49 0,9 1,9 3,3 7,3
50-54 0,6 1,3 2,3 4,8
55-59 0,4 0,8 1,3 2,9
60 e oltre 0,1 0,3 0,4 1,2

Fonte: Istat (2008)

 

 

Come interpretare questi dati?

I dati che abbiamo presentato indicano una crescita del fenomeno delle separazioni dei coniugi anziani in Italia e suggeriscono che il rischio di separazione si va estendendo lungo tutto il ciclo di vita.

Va ricordato tuttavia che, nonostante questi cambiamenti, il rischio di instabilità coniugale rimane decisamente più elevato nelle coppie più giovani e nelle fasce di età centrali. Nel 2005 i coniugi fra i 35 e i 44 anni costituiscono più del 40% delle coppie che arrivano alla separazione (tabella 1); analogamente, sempre riferendoci al 2005, il quoziente di separazione fino ai 44 anni supera il 10 per mille, inizia poi a scendere e arriva all’1 per mille degli over 60 (tabella 2).

La crescita delle separazioni dopo i sessanta anni suggerisce una riflessione più ampia. I precursori dei nuovi comportamenti sono generalmente i soggetti più istruiti e i più giovani, mentre con il passare del tempo i modelli tendono a diffondersi anche in altre fasce della popolazione. Le separazioni in Italia sembrano confermare questa ipotesi. Inizialmente la separazione ha riguardato soprattutto soggetti di status socioeconomico elevato, molto istruiti, e giovani. Ora la separazione si sta diffondendo anche fra gli strati intermedi, e sta coinvolgendo anche le fasce di età più adulte e gli anziani.

 

Quali cause?

La crescita dei divorzi grigi può essere interpretata grazie all’intreccio di numerosi fattori. Da un lato sappiamo che ci si sposa sempre più tardi e che la durata media della vita si è allungata. Tutte le tappe tendono così ad essere posticipate.

Gli anni della maturità sono poi spesso accompagnati da buone condizioni di salute, stabilità economica e un bisogno di autorealizzazione non ancora sopito. C’è ancora tempo per immaginarsi un futuro, diverso dalla situazione presente. Questo sentimento è favorito anche dalla diffusione di modelli valoriali, veicolati anche dai media, che non escludono la vita di coppia e la sessualità anche fra le persone più avanti con gli anni.

Per quanto riguarda i rapporti fra i coniugi, arrivati all’età della pensione si ha più tempo per stare insieme, si riducono gli altri impegni (primi fra tutti quelli lavorativi e la cura dei figli). Questo può “costringere” i partner a stare più insieme e a ritrovare nuovi equilibri interni alla coppia, e può accompagnarsi a tensioni e malcontento. Potrebbe cogliere nel segno anche la teoria “dell’irritazione crescente” secondo la quale al passare del tempo i motivi di insoddisfazione crescono e va diminuendo la speranza di poter risolvere le eventuali incomprensioni.

Infine, cambiano le generazioni: i 60enni del 2005 sono nati dopo la seconda guerra mondiale, hanno conosciuto il boom economico, le grandi migrazioni interne, le turbolenze del ’68, … Insomma, hanno probabilmente modelli culturali diversi dai loro padri, e quindi anche un atteggiamento diverso verso la famiglia e verso il matrimonio, che non vedono più, necessariamente, come un legame per la vita.

 

Le possibili conseguenze

Accenniamo alle possibili conseguenze della diffusione del fenomeno dei divorzi grigi, soprattutto riguardo la capacità di dare e ricevere cure da parte dei coniugi anziani.

Sappiamo che, dopo una separazione non è infrequente che i figli si allontanino da uno o da entrambi i genitori (spesso il padre) e che il legame fra le generazioni tenda ad allentarsi[2]. Inoltre, qualora gli ex coniugi non formino una nuova relazione, viene a mancare il supporto che può essere fornito dal partner (v. Joëlle Gaymu, “Con chi vivranno, domani, gli anziani non autosufficienti?“).

Da un lato si può dunque ipotizzare che l’aumento delle separazioni e dei divorzi in tarda età potrà influire sulla capacità dei coniugi di dare cura ai figli e soprattutto agli eventuali nipoti (v.  Bruno Arpino, ” Figli e nipoti «so’ piezz’e core»“).

Dall’altro lato la diffusione del fenomeno potrà minare gli equilibri che soddisfano i bisogni di cura espressi dagli anziani stessi sia nei confronti dell’ex coniuge sia nei confronti delle generazioni successive.

La questione appare particolarmente rilevante in una società come la nostra, che si regge in larga parte sullo scambio di risorse materiali e simboliche all’interno della famiglia.


[1] L’età considerata è quella del partner maschile. La pubblicazione Istat fornisce anche i dati con riferimento all’età della moglie.

[2] Questo può accadere anche semplicemente perché uno  dei coniugi separati (o entrambi) forma una nuova unione, crea nuove relazioni, e magari cambia residenza. V. ad es. Marco Albertini & Chiara Saraceno, “Effetti duraturi di separazioni e divorzi sui rapporti genitori-figli

 

 

Istat (2008) Evoluzione e nuove tendenze dell’instabilità coniugale, Roma. (http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20080624_00)

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