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La revisione della normativa UE sulla migrazione è indifferibile

Non solo nel mare che ne è diventato frontiera, ma nel cuore stesso dell’Europa avvengono le tragedie dei migranti. I 71 morti trovati in Austria il 28 agosto scorso suscitano commozione, sdegno e umana pietà esattamente come le migliaia di vittime scomparse nelle acque del Mediterraneo. E tuttavia una differenza c’è: il mare ingoia e occulta, la terra no. Il camion trovato sull’autostrada Budapest-Vienna non poteva essere nascosto ed è stato abbandonato. Quei 71 morti sono un atto di accusa ancora più perentorio all’incapacità dell’UE di governare l’ondata migratoria che si è riversata sul vecchio continente. Ma non solo di incapacità si tratta. Una parte del problema è nelle regole che l’Europa si è data.

Hai Visto? Che regole!

Il 26 agosto, con una decisione controcorrente, la Germania ha annunciato che il regolamento comunitario noto come Dublino II verrà sospeso per i profughi siriani. Il regolamento stabilisce che lo Stato competente a esaminare una domanda di asilo è quello sul cui territorio il richiedente giunge inizialmente. Con l’aumentare dei flussi migratori esso è diventato il pomo della discordia tra i governi europei.

Dublino II è solo la punta dell’iceberg del complesso sistema di accordi UE riguardanti l’immigrazione. Di tale sistema fa parte il cosiddetto codice comunitario dei visti (regolamento n. 2009/810/CE) che fissa i requisiti per il rilascio dei visti di transito e di soggiorno. Se i requisiti non sono soddisfatti la domanda è ritenuta “irricevibile” e il consolato “senza indugio” deve respingerla. Stranamente, il regolamento non riguarda i visti per motivi umanitari. Una domanda può essere considerata ricevibile per motivi umanitari solo “a titolo di deroga” (paragrafo 4 dell’articolo 19). Il significato di questa espressione è non è scontato e l’interpretazione del paragrafo è lasciata, presumibilmente, al buon cuore dell’impiegato consolare di turno che può chiudere un occhio o no, che può fare o non fare un favore al malcapitato che gli sta di fronte, derogando dalla norma. Un’altra direttiva che vale la pena menzionare è la 2001/51/CE che specifica l’entità (notevole) delle sanzioni pecuniarie cui le compagnie di viaggio sono soggette per ogni persona trasportata e poi all’arrivo rifiutata perché trovata sprovvista di documenti di viaggio in regola.

Accanto a direttive e regolamenti ambigui e contraddittori vi sono le dichiarazioni di principio dei trattati e delle convenzioni. Tra questi, il Trattato di Lisbona, conosciuto anche come Trattato sull’Unione perché surroga la carta costituzionale che l’Europa non è stata capace di darsi. In esso è presente un capitolo dal titolo “Aiuto Umanitario” dove si afferma che le azioni dell’Unione “mirano a fornire, in modo puntuale, assistenza, soccorso e protezione alle popolazioni dei paesi terzi vittime di calamità naturali o provocate dall’uomo”. Belle parole, che però non trovano riscontro nei regolamenti applicativi.

Ma è proprio nelle contraddizioni di convenzioni, trattati, regolamenti e direttive che si consuma il dramma del diritto di asilo in Europa: i profughi hanno diritto a asilo e protezione, ma per poter reclamare questo diritto hanno bisogno di un visto che è praticamente impossibile ottenere. E’ chiaro che senza visti, o documenti di viaggio assolutamente ineccepibili, i profughi per salvarsi la vita sono costretti a rischiarla, affrontando il viaggio con mezzi di fortuna, disposti a pagare a trafficanti, scafisti e camionisti fino a dieci volte il prezzo di un qualunque biglietto regolare.

Il 21 agosto le migliaia di siriani, iracheni, afgani, che a piedi tentavano di passare il confine tra Grecia e Macedonia, un visto non ce l’avevano e il transito è stato loro negato. Poi, fortunatamente per loro, sono stati fatti passare. Ma in Ungheria sono stati di nuovo bloccati da un muro di filo spinato. Il governo ungherese ha annunciato che quando il muro sarà completato metterà l’esercito a presidiare le frontiere. Nel mese di maggio, lungo le meno definite frontiere meridionali d’Europa, ha avuto avvio l’operazione militare EuNavFor Med. Il suo compito, da eseguire in fasi successive, è quello di identificare, catturare ed eliminare le imbarcazioni usate da trafficanti e scafisti. Non potendo, senza il consenso dell’ONU, effettuare azioni offensive, finora l’operazione ha contribuito alle missioni di salvataggio affiancando Triton. Bene, tuttavia EuNavFor Med non è meritevole di lodi.

Cambiare verso, anche nei regolamenti (e nelle politiche) dell’UE

Combattere i trafficanti di esseri umani non è la soluzione del problema, perché non ne sono loro la causa. Distruggere tutti i camion in circolazione non è pensabile e affondare i barconi equivale ad innalzare muri nell’acqua: ci sarà sempre qualcuno che tenta di scavalcare. In assenza di corridoi umanitari, affermare di voler evitare ulteriori perdite di vite umane in mare e poi eliminare gli unici mezzi che quelle vite potrebbero forse salvarle, appare incomprensibile, ipocrita e cinico.

Ma torniamo ai regolamenti comunitari. Che essi siano inadeguati a governare l’emergenza migratoria e che, per di più, alla loro applicazione siano riconducibili, almeno in una certa misura, le tragedie e le drammatiche condizioni in cui versano i migranti durante le loro odissee è cosa ormai innegabile. Ha fatto quindi bene Angela Merkel a sospendere Dublino II almeno per i siriani. Cosa si celi dietro questa mossa è presto per dirlo, tuttavia c’è da ritenere che la Germania voglia assumere un ruolo leader in ambito europeo dando il buon esempio e lanciando un messaggio agli altri partner, soprattutto quelli meno generosi, o che innalzano muri. C’è da sperare che si apra una nuova fase virtuosa della politica europea sull’immigrazione e che questa fase parta dalla revisione delle normative in vigore, ormai indifferibile.

 

 

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