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La crescita irresistibile delle megacittà

La specie umana è sociale e gregaria. E lo è da sempre: anche i cacciatori e raccoglitori, benché mobili sul territorio, agivano e vivevano in gruppi e non da solitari. Con la nascita dell’agricoltura, la crescita demografica e il sorgere di una più complessa organizzazione del lavoro e della società, si sono sviluppate le prime città. Tuttavia, negli scorsi millenni, il mondo è stato, essenzialmente, popolato da agricoltori, cacciatori, pescatori, strettamente legati alla terra, dispersi in piccoli aggregati sul territorio. Le società urbane avevano ruoli importanti, ma dimensioni ristrette. In epoca rinascimentale, nel Centro Nord dell’Italia, l’area più prospera d’Europa, solo dieci abitanti su cento vivevano in centri urbani con più di 10.000 abitanti, contro appena tre o quattro su cento in Francia, Germania e Inghilterra e uno su cento nelle aree periferiche del continente, a nord e a oriente.

Gli alti ritmi dell’urbanizzazione moderna

E’ con la rivoluzione industriale che l’urbanizzazione compie un vigoroso salto in avanti; nelle città si accentrano le industrie e le attività terziarie, Londra raggiunge un milione di abitanti dopo il 1800, ed era allora la città più popolosa del mondo. Oggi le aree urbane con oltre un milione di abitanti sono più di 500, ed il complesso urbano più popoloso del mondo è quello di Tokyo con quasi 40 milioni di abitanti.
Le Nazioni Unite, per il tramite del proprio dipartimento di studi della popolazione (Population Division), elaborano da tempo stime e proiezioni della popolazione urbana nel mondo, e delle dimensioni degli aggregati insediativi (città, metropoli, megalopoli). Si tratta di statistiche che però non derivano da criteri univoci e standardizzati di definizione degli aggregati, poiché questi variano da paese a paese, dipendendo dalla organizzazione territoriale, politica e amministrativa di ciascuno stato. Anche la definizione delle aree urbane –e di quelle rurali – varia basandosi su una pluralità di parametri (dimensioni demografiche, funzionali, produttive dei vari ambiti). Tuttavia, sia perché i criteri definitori dei vari paesi hanno molte affinità, sia per l’opera di omogeneizzazione fatta sui dati nazionali, le statistiche offrono risultati molto interessanti .
Il processo di urbanizzazione ha accelerato rapidamente il passo; nel 2013 le popolazioni urbane hanno superato quelle rurali, nel 2018 rappresentano il 55% del totale della popolazione mondiale, quasi il doppio del 1950.

Si moltiplicano le megacittà

Nel 1950 le megacittà, o megalopoli, con oltre 10 milioni di abitanti erano 2 (New York e Tokyo), oggi sono 31. La crescita urbana continuerà a prodursi – sia pure con velocità via via minore – nei prossimi decenni. La Tabella 1 riporta alcuni dati relativi al 2016 e al 2030; a quest’ultima data vivrà nelle aree urbane il 60% della popolazione mondiale, che passerà da 4 a 5 miliardi, mentre quella rurale resterà pressoché invariata a 3,4 miliardi. Le città con oltre mezzo milione di abitanti che erano 1063 nel 2016 aumenteranno a 1393 nel 2030, e la loro incidenza sulla popolazione mondiale crescerà dal 27,7% al 33,3%. La popolazione urbana tende quindi a concentrarsi in plessi sempre più grandi: nel 2016 viveva in aggregati superiori ai 5 milioni di abitanti circa un quinto della popolazione urbana, nel 2030 quasi un quarto.

La tabella 2 riporta le 15 maggiori megacittà (con oltre 10 milioni di abitanti) del mondo, nel 2016 e nel 2030. Tra il 2016 e il 2030 escono dalla graduatoria delle prime 15 Buenos Aires e Istanbul, rimpiazzate da Lagos e Kinshasha. Nelle proiezioni, le megacittà del mondo sviluppato (oltre a Tokyo e Osaka, anche New York, Buenos Aires e Istanbul) o perdono popolazione o hanno bassi tassi d’incremento; gli aumenti più elevati, invece, sono previsti per le città del subcontinente indiano (Dakha + 50,1%, Karachi +45,1%, Delhi +36,3%). Buenos Aires e Tokyo racchiudono quasi un terzo della popolazione dei loro rispettivi paesi, una proporzione di gran lunga superiore a quella delle altre grandi città.

Forte impatto ambientale

La crescita in numero e in dimensioni dei grandi aggregati urbani – particolarmente dinamica in Asia e in Africa – genera più di un motivo di preoccupazione. In questi aggregati vivono popolazioni con consumi superiori alla media, si producono più rifiuti e si emettono più gas serra, si consuma suolo con velocità doppia a quella della crescita della popolazione. Nei paesi meno sviluppati, quasi un terzo della popolazione vive in slum o in insediamenti informali, con servizi rudimentali, precario accesso a fonti idriche sicure, pessima igiene, soggetti a rischi ambientali, spesso senza titolo a stabile dimora e quindi a rischio di espulsione.
In teoria le aree urbane dovrebbero avvantaggiarsi delle economie di scala generate dalle loro dimensioni. La costruzione di strade, di reti di trasporto, di distribuzione di acqua e di energia, se ben pianificate sono in teoria relativamente meno costose, così come la erogazione di servizi di base per la salute e l’igiene. E’ però ben noto che la mancanza di un’ adeguata pianificazione e di un efficiente governo ha impedito quasi ovunque di godere di questi teorici benefici di scala. E sicuramente il rapido sviluppo della megaurbanizzazione prevedibile per i prossimi decenni minaccia quello “sviluppo sostenibile” che la comunità internazionale si è solennemente impegnata a perseguire.

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