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Giovani e ICT: un rapporto pieno di luci ed ombre

Nonostante negli ultimi anni sia ulteriormente cresciuta la quota di famiglie che possiede un personal computer, l’accesso a Internet e una connessione a banda larga (arrivata al 45,8%), l’Italia resta ancora indietro rispetto agli altri Paesi Europei per la diffusione delle ICT (Istat, 2011). Considerando la percentuale di famiglie con almeno un componente tra i 16 e i 74 anni che possiede un accesso a Internet da casa, a fronte di una media europea pari al 73% (con a paesi come Olanda, Lussemburgo, Svezia e Danimarca che hanno raggiunto livelli prossimi alla saturazione), l’Italia si posiziona solo al ventiduesimo posto della graduatoria internazionale, con un valore pari al 62% (Istat, 2011). Appare, quindi, di estremo interesse cercare di comprendere il complesso rapporto tra cittadini e nuove tecnologie, con particolare attenzione per i giovani che dovrebbero essere la fascia di popolazione maggiormente interessata all’utilizzo di questi strumenti.

1. Competenze digitali dei giovani nelle attività svolte sulla rete

Il fenomeno del divario digitale, ossia della permanenza di consistenti disuguaglianze nelle possibilità di accesso alla rete, rappresenta un importante ostacolo allo sviluppo di Internet e di conseguenza delle attività formative e lavorative che è possibile svolgere con l’ausilio delle ICT (Information and Communication Technologies). In relazione a queste tematiche, si è svolta presso l’ISFOL un’indagine campionaria nel segmento giovanile della popolazione italiana, centrata sui ventunenni di entrambi i sessi residenti in tutto il Paese. La ricerca era finalizzata a approfondire il rapporto le ICT nelle differenti condizioni che caratterizzano l’identità giovanile, su cui pesano ancora significativi processi di esclusione determinati dall’influenza delle classiche disuguaglianze di reddito, status socio-culturale, istruzione, ecc. I risultati confermano come le competenze informatiche di base siano molto diffuse nei giovani italiani, che sono anzi in molti casi in grado anche di compiere operazioni complesse. Premesso questo, può essere interessante illustrare le attività più frequentemente svolte sulla rete come indicatore delle competenze che essi posseggono in questo ambito. E’ sorprendente constatare che l’attività principale riguarda l’uso della posta elettronica, che viene controllata dal 90,8% dei giovani (di cui almeno una volta al giorno nel 71,6% dei casi). Va, però, osservato che l’uso delle e-mail, per quanto diffuso, appare ancora poco intenso, nel senso che i ragazzi che vi accedono lo fanno prevalentemente per pochi minuti.

Abbastanza elevata appare la durata della connessione a Internet: nel 66,6% dei casi ci si intrattiene per più di un’ora.

Le principali attività svolte sulla rete riguardano la ricerca di materiale per lo studio o per il lavoro (l’83,6% degli intervistati si collega per questo motivo), ma anche la messaggistica istantanea (79,6%), la condivisione di contenuti (62,9%), il download (62,3%), la lettura di quotidiani on line (53,9%).

Oltre alla frequenza della posta elettronica, che di solito è utilizzata soprattutto per l’interazione bilaterale, le attività più diffuse sono espressione di una bipolarizzazione nell’uso di Internet, come strumento di comunicazione, da una parte, e di acquisizione di contenuti per lo studio dall’altra. Da un lato, si alimenta la socializzazione attraverso la frequenza di blog (46,8%), la partecipazione a newsgroup  (32,4%), il gioco con partner lontani (28,6%), l’uso di Skype (17,1%). Dall’altro, l’arricchimento culturale si manifesta soprattutto nel reperimento di materiale per lo studio (83,6%) e nella partecipazione ad esperienze di e-learning  (10,7%).

Su un altro versante, è da segnalare l’accesso a servizi e all’e-commerce, che sono l’espressione di un approccio alla rete che si rivelerà decisivo per un più efficiente funzionamento del sistema produttivo e della pubblica amministrazione. Ebbene, i ragazzi intervistati utilizzano servizi on line nel 45,7% dei casi e l’e-commerce nel 29,5%, rivelando l’esistenza di una positiva tendenza alla razionalizzazione digitale di attività che hanno una forte valenza economica e sociale.

2. Divario digitale giovanile: un ostacolo allo sviluppo di Internet e un nuovo impegno per la scuola

Il fenomeno del digital divide è meno grave tra i giovani che non nel resto della popolazione. Ma in Italia tale divario è comunque più significativo rispetto alla media europea: per questo abbiamo ritenuto opportuno approfondire l’argomento. In particolare, abbiamo indagato il ruolo delle disuguaglianze sia nel determinare un divario digitale che abbiamo definito “relativo” (correlato a variabili strutturali, come l’istruzione del padre e del giovane), sia l’identificazione di un’altra tipologia di divario digitale, che abbiamo definito “assoluto”, che corrisponde ad un uso non appropriato, discontinuo e superficiale delle ICT. E’ interessante notare che quest’ultimo tipo di divario non è riconducibile alle disparità strutturali classiche: può infatti essere riscontrato sia in giovani molto istruiti che in giovani culturalmente deprivati. A questo riguardo hanno un ruolo importante aspetti sociali della vita dei giovani come il loro rapporto con i consumi culturali e del tempo libero, che sono espressione dell’identità e delle tendenze esistenti.

D’altra parte, è possibile riscontrare un certo numero di giovani che, pur avendo livelli di istruzione modesti, si appropriano comunque di abitudini culturali diffuse in molti gruppi giovanili per effetto di imitazione, in un contesto che fornisce un’identità comune se non a tutti certamente a molti ragazzi. Ciò vale anche per le ICT che sono utilizzate un po’ da tutti, anche se con delle differenze non scontate.

La dotazione strutturale è pressoché universale, ma, tra i giovani, gli utilizzatori più assidui delle ICT sono poco più della metà (53%) – meno, quindi, di quanto si è spesso portati a credere. Per converso esiste una significativa percentuale di ragazzi che usano il computer e la rete in maniera sporadica. Infatti, il 47% dei ragazzi – con percentuali più alte tra le ragazze e tra i meridionali – non è particolarmente tecnologizzato, e usa il PC e Internet solo occasionalmente.

Nei processi di apprendimento all’uso delle ICT la ricerca ha, inoltre, individuato un ruolo della scuola ancora poco significativo. Infatti, oltre il 70% dei ragazzi ha imparato a usare le ICT da solo, e solo il 16,2% nelle aule scolastiche: questa percentuale, pur se bassa, può però anche essere letta come espressione di un iniziale interesse del sistema scolastico verso le ICT, da intensificare sempre più. Emerge, infatti, una quota di fabbisogno formativo alquanto rilevante, che investe non solo i giovani svantaggiati, ma anche quelli culturalmente più preparati, a causa di un uso inappropriato delle ICT. Questa carenza, trasversale alle diverse condizioni socio-economiche dei giovani, comporta un nuovo impegno da parte del sistema educativo nel migliorare le modalità d’uso delle nuove tecnologie, favorendo l’integrazione tra intrattenimento, socializzazione, comunicazione e apprendimento, integrazione che risulta essere cruciale nella società della conoscenza.

Per saperne di più:

Paolo Botta, Il divario digitale nel mondo giovanile. Il rapporto dei giovani italiani con le ICT, volume Isfol, Rubbettino, Catanzaro 2011

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