Popolazione mondiale:

Popolazione italiana:

Giovani (0-19 anni):

Anziani (64+ anni)

Avere figli in Italia: una questione di BES

Il reddito è importante, si sa, ma contano anche le condizioni di vita più generali che, nel loro insieme, concorrono a migliorare o peggiorare la qualità della vita. Questi aspetti (anche) extraeconomici sono, da relativamente poco tempo, oggetto di misurazione da parte dell’Istat attraverso una serie di indicatori del cd. benessere equo e sostenibile, o BES. Alessandra De Rose, Filomena Racioppi e Maria Rita Sebastiani mostrano che anche la fecondità è legata a questa dimensione: dove il BES è migliore (generalmente nel nord del paese), la fecondità è meno lontana dal livello di rimpiazzo di due figli per donna.

Dal 2013 l’Istat pubblica annualmente il rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (BES) per rispondere all’esigenza, avvertita in molti paesi sviluppati, di dotarsi di un sistema di monitoraggio statistico della qualità della vita che affianchi i più comuni indicatori di crescita economica. Il BES si basa su circa 130 indicatori elementari riferiti a 12 domini:

  1. Salute
  2. Istruzione e formazione
  3. Lavoro e conciliazione dei tempi di vita
  4. Benessere economico
  5. Relazioni sociali
  6. Politica e istituzioni
  7. Sicurezza
  8. Benessere soggettivo
  9. Paesaggio e patrimonio culturale
  10. Ambiente
  11. Innovazione, ricerca e creatività
  12. Qualità dei servizi.

La ricchezza dell’informazione, disponibile anche a livello territoriale¹, consente una mappatura del benessere in Italia e un confronto tra le diverse aree del Paese. Come si legge nell’ultimo Rapporto BES (Istat 2018b), emerge la netta superiorità delle regioni del Nord rispetto al Centro e, soprattutto, rispetto al Mezzogiorno: per 12 dei 15 indicatori compositi ottenuti come sintesi² degli indicatori elementari, le regioni del Nord presentano valori superiori a quelli delle regioni del Centro, mentre il Mezzogiorno è in svantaggio rispetto alle altre due ripartizioni per 14 indicatori compositi su 15.

Fecondità e BES

Non è probabilmente un caso che anche i dati sulla fecondità nelle diverse aree geografiche mostrino da tempo una maggiore prolificità delle famiglie del Nord rispetto a quelle che risiedono nel resto del Paese (Istat 20018a). E che, in particolare, la provincia di Bolzano – al top per tutti i domini del BES – sia anche l’unità territoriale in cui, nel 2017, il numero medio di figli per donna (o tasso di fecondità totale) è stato il più alto d’Italia (1,74 contro una media di 1,32), mentre sia proprio una regione del Mezzogiorno quella in cui si è registrato il livello più basso (la Sardegna con 1,06 figli per donna).

In uno studio recente (De Rose, Racioppi, Sebastiani 2019) abbiamo approfondito la questione. Utilizzando i dati sul tasso di fecondità totale e sugli indicatori compositi di benessere a livello regionale per gli anni 2010-2016, abbiamo costruito mappe (medie di periodo) per la fecondità e per i singoli domini del BES (Figura 1). I colori rappresentano livelli di benessere e il numero di figli per donna, con il rosso indica la situazione peggiore ed il verde brillante quella migliore³. Le immagini confermano l’esistenza, nota anche per altra via, di una forte disuguaglianza territoriale della qualità della vita nel nostro Paese per tutte le dimensioni considerate (anche se qui ne sono rappresentate soltanto alcune per motivi di spazio), sia pure con differenze tra i diversi indicatori. Per meglio valutare la “sovrapponibilità” delle mappe dei singoli domini di benessere con quella della fecondità abbiamo utilizzato opportuni indici statistici, che confermano una stretta concordanza tra le graduatorie delle regioni per livelli di BES, da una parte, e per fecondità, dall’altra: nei territori in cui si vive meglio, la popolazione tende ad essere più prolifica.

Le dimensioni del BES

Quali dimensioni del benessere spiegano meglio le differenze territoriali della fecondità? Queste associazioni sono costanti nel tempo oppure in momenti storici diversi i comportamenti riproduttivi tendono ad essere associati ad aspetti contestuali diversi? Inoltre, come tener conto del fatto che la fecondità realizzata in un certo anno potrebbe essere stata influenzata più che dalle condizioni di vita correnti, da quelle di uno o più anni precedenti, quando l’eventuale progetto di avere un figlio è stato messo in cantiere? Per rispondere a queste domande abbiamo effettuato un’analisi di correlazione tra il livello di fecondità osservato in un anno specifico e i livelli medi di ciascun indicatore composito del BES calcolati in corrispondenza del biennio precedente. In particolare, abbiamo considerato per il TFT gli anni 2012 e 2017, e per il BES i bienni 2010-11 e 2015-16. I risultati sono riportati in Tabella 1. In entrambi i periodi, per quasi tutti gli indicatori compositi del BES la correlazione con la fecondità a livello regionale è positiva e statisticamente significativa. Non tutti gli indicatori del BES hanno avuto lo stesso ruolo nei due periodi: nel 2012 la fecondità è stata principalmente associata alla situazione economica e occupazionale dei due anni precedenti, quando l’Italia era fortemente penalizzata dalla recessione economica; per contro, nel 2017 la fecondità è stata principalmente associata al benessere soggettivo (essenzialmente misurato come soddisfazione per la propria vita) e alla qualità delle relazioni sociali.

Per concludere, esiste una relazione piuttosto stretta tra benessere (economico, sociale e ambientale) e comportamenti riproduttivi. Di conseguenza, il messaggio per la politica è piuttosto semplice: migliorare la qualità della vita delle persone consente loro di realizzare i propri progetti, anche in termini di costruzione della famiglia. A livello collettivo, l’eventuale, sia pur lieve, ripresa della fecondità avrebbe un effetto positivo sull’equilibrio e sulla struttura della popolazione.

Per saperne di più

De Rose A., Racioppi F., Sebastiani MR. (2019) What fertility in different contexts of well-being in Italy?, contributo alle Giornate di Studio sulla Popolazione, AISP-SIS, Milano, 24-26 gennaio 2019.

ISTAT (2018a) Natalità e fecondità della popolazione residente, anno 2017, Roma

ISTAT (2018b) Rapporto BES 2018. Il benessere equo e sostenibile in Italia, Roma

Mazziotta M., Pareto A. (2015) On a generalized non-compensatory composite index for measuring socio-economic phenomena. Social Indicators Research, 127(3), 983-1003

¹ Quasi tutti gli indicatori elementari sono disaggregati anche a livello di regione amministrativa (o di provincia, nel caso di Trento e Bolzano). Numerosi indicatori elementari sono disponibili anche per alcune provincie.

² Gli indicatori di sintesi, ottenuti con il metodo AMPI (Mazziotta e Pareto, 2015), sono 15 poiché per tre domini ne sono stati costruiti due.

³ Per la fecondità, “migliore” significa: più vicina al livello di rimpiazzo.

PDFSTAMPA
Condividi questo articolo

Sostieni Neodemos


Cara Lettrice e caro Lettore, fare buona e seria divulgazione è il mestiere che esercitiamo da 15 anni con impegno e entusiasmo e, ci dicono, con autorevolezza. Dacci una mano a fare il nostro lavoro e rafforza la nostra indipendenza con un contributo, anche piccolo. Ci aiuterà a sostenere i costi di Neodemos, e ci incoraggerà a far meglio.

Grazie!

Iscriviti alla nostra newsletter


Due volta la settimana, riceverai una email che ti segnalerà i nostri aggiornamenti


Leggi l'informativa completa per sapere come trattiamo i tuoi dati. Puoi cambiare idea quando vuoi: ogni newsletter che riceverai avrà al suo interno il link per disiscriverti.

Potrebbero interessarti anche