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Ageing e disuguaglianze: tappe di transizione all’’età anziana

I recenti fenomeni demografici ed economici, i cambiamenti politico-sociali ed i progressi sanitari che stanno investendo l’intera popolazione mondiale, e in particolar modo l’Italia, stanno modificando l’intero processo di invecchiamento. Con l’allungamento della speranza di vita e con la bassa fecondità, nelle società attuali la presenza degli anziani è in continua crescita. Ma come si diventa anziani? Analogamente agli studi sulla transizione all’età adulta[1], è possibile intravedere alcune “tappe” diffuse, socialmente rilevanti, che implicano un cambiamento di ruolo e/o di status: l’uscita dal mercato del lavoro, l’uscita dell’ultimo figlio dalla casa d’origine, la nascita del primo nipote, la perdita del coniuge e il peggioramento delle condizioni di salute. Tali eventi sono interdipendenti e si combinano con fattori istituzionali, collettivi e di natura biologica; non sono strettamente necessari ma abbastanza frequenti da giustificare il loro uso come criteri definitori.
Tappe verso la condizione di anziano
Utilizzando i dati dell’indagine share[2] è stato possibile operare su un campione di over 50enni (oltre 113mila soggetti) sul quale osservare diversi modelli di ageing nel quadro europeo (14 paesi). Grazie ad una certa omogeneità dei sottocampioni per quanto riguarda determinate caratteristiche (tipologia e numerosità delle unioni e matrimoni, partecipazione femminile al mercato del lavoro, etc.) è stato possibile confrontare i diversi paesi per le tappe stabilite.
Si elencano, di seguito, le modalità di osservazione delle tappe di invecchiamento (Tab. 1):
·      Età mediana di uscita dell’ultimo figlio dalla casa d’origine: limitatamente a un sottocampione formato da individui che hanno avuto almeno un figlio (NdA: se in Italia, l’età mediana dell’uscita dell’ultimo figlio è di 58 anni, ciò sta a significare che a quell’età il 50% dei soggetti con almeno un figlio si trova ormai senza più figli in casa).
·      Nascita del primo nipote: la tappa mostra l’età mediana in cui tutti i soggetti (con almeno un figlio) diventano nonni per la prima volta.
·      Uscita dal mercato del lavoro: nel sottocampione rientrano tutti gli individui che almeno una volta sono entrati nel mercato del lavoro; questa tappa (distintamente per sesso) riporta l’età mediana in cui i soggetti escono definitivamente dal mercato del lavoro.
·      Peggioramento delle condizioni di salute: creato l’indice Health (0-16, dove 0 indica l’assenza di disfunzioni/malattie e 16 il grado massimo di morbosità), si considera il superamento di questa tappa se un soggetto riporta un indice Health maggiore o uguale ad 1. Qualora ci sia la presenza di più disfunzioni/malattie, si considera l’età più giovane alla quale inizia a peggiorare lo stato di salute. A differenza delle tappe precedenti, però, questa tappa è osservata sul un sottocampione relativamente piccolo, pari al 30% del totale. Ciò dipende dal fatto che gli individui con indice Health pari a zero rappresentano oltre la metà del campione, evidenziando lo stato di buona salute in cui complessivamente versano gli over 50enni.
·      Perdita del coniuge: nel sottocampione si includono gli sposati, le convivenze more uxorio e, naturalmente, i vedovi e le vedove. Anche in questo caso, non è stato possibile osservare l’età mediana poiché la vedovanza rappresenta un fenomeno relativamente marginale: la soglia è dunque posta, convenzionalmente, al momento in cui il 10% degli individui osservati subisce la perdita del coniuge. Inoltre, si differenzia il risultato per i due sessi in quanto le donne sperimentano in misura anticipata questa tappa grazie ad una maggiore longevità.
Il processo di “invecchiamento” (così come è stato inteso in questa sede) rappresenta un fenomeno diffuso, dove l’inizio della transizione avviene tra i 50 ed i 60 anni (in seguito alle scelte dei propri figli di autonomia residenziale e responsabilità genitoriale), termina con le tappe di peggioramento delle condizioni di salute o la perdita del coniuge, ed ha una durata media di 13 anni. Cercando di raggruppare i paesi con caratteristiche simili, si osservano cinque modelli di ageing: prolungato, medio-lungo, intermedio, breve e posticipato (Figg. 1 e 2).
·      Posticipato (Svezia, Paesi Bassi e Svizzera): l’inizio del processo è simile a quel che avviene altrove, ma il termine iè posticipato grazie alla tarda età alla quale si sperimenta la perdita del coniuge. La durata totale del processo è la più estesa, con una durata media di oltre 20 anni.
·      Mediolungo (Danimarca, Germania ed Estonia): inizio del processo piuttosto precoce; durata media più alta della media, pur se inferiore a quella del primo modello.
·      Intermedio (Belgio, Francia): è il modello che meglio si avvicina all’andamento generale dei paesi considerati, sia per quanto riguarda l’ordine delle tappe sia per la durata del processo di ageing.
·      Breve (Austria, R. Ceca e Polonia): caratterizzato da una veloce successione delle tappe, è un modello segnato dalla breve durata del processo di transizione all’età anziana; inoltre, si sottolinea il precoce peggioramento delle condizioni di salute.
·      Posticipato (Italia, Spagna e Grecia): il processo di invecchiamento si intraprende con notevole ritardo e con tappe differenti.
Come si invecchia? Dipende da dove si è
Il processo di invecchiamento inteso in questa sede può apparire forse un po’ schematico, ma questa griglia ci aiuta a definire il fenomeno e a compararlo tra realtà diverse. Non si pretende qui di essere esaustivi né di ricondurre il tutto ad un’unica ratio: tuttavia, considerando queste tappe, è possibile osservare particolari differenze tra paesi e tra modelli di invecchiamento che suggeriscono processi distinti, di natura economica, di welfare e culturale. Attraverso quest’approccio multidisciplinare è probabilmente possibile contestualizzare, e quindi anche interpretare meglio il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione nelle sue implicazioni demografiche, economiche, politiche e sociali.


[1] C. Buzzi, A. Cavalli, A. De Lillo (a cura di) Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto IARD sulla condizione giovanile in Italia, Il Mulino, 2007.

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